Volpi di campagna e volpi di città

(Vulpes vulpes)

Quando la volpe ci ficca il naso, trova presto il modo di far passare il resto del corpo.
(Proverbio cinese)

Sempre più specie selvatiche tendono a colonizzare le città e i centri abitati. Possiamo classificare il fenomeno dell’inurbamento come “attivo” e “passivo”.

“Attivo” è quando la fauna selvatica sceglie di insediarsi spontaneamente

 “Passivo” quando l’habitat naturale è stato gradualmente accerchiato dall’espandersi delle periferie cittadine. Le specie animali a più elevata plasticità adattativa riescono a sopravvivere fin tanto che rimane una porzione minima di habitat.

La città offre un facile accesso alle risorse alimentari e il clima è più mite rispetto alla selva. Inoltre nei centri abitati ci sono grandi varietà di habitat. Vi si trovano parchi e giardini e nella prima periferia anche campi incolti. La caccia è vietata e non ci sono lupi né linci da temere.

La presenza delle volpi in città si può definire senza dubbio di tipo “attivo”. La plasticità ecologica della volpe fa di questa specie onnivora la più diffusa e adattabile al mondo. Essa è capace di sfruttare qualsiasi possibilità gli venga data dall’ambiente che è riuscita a colonizzare. Si adegua a qualsiasi tipo di clima e di nicchia ecologica e quindi in molte città vi si riproducono anche e lì nascendo, diviene per loro consueto e famigliare lo sferragliare del tram, l’accelerata della moto o il lampeggiare delle auto.

Ricercatori berlinesi sono riusciti a individuare due categorie distinte di volpe rossa e le hanno classificate in due tipologie, “di campagna” e “di città”, attraverso l’analisi del loro codice genetico. Gli stessi ricercatori del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research hanno anche scoperto che gli scambi genetici fra queste due popolazioni sono ridotti a causa delle barriere fisiche costruite dall’uomo. Inoltre l’animale adattato ad un ambiente antropomorfizzato non è incentivato al trasferirsi nuovamente nelle aree selvagge.

Per quanto riguarda il nostro Paese la volpe è ormai urbanizzata in molte città. A Roma frequenta i parchi e gli argini del Tevere anche in pieno giorno. Non è per nulla intimidita dalle persone che le scattano fotografie o girano video. Non è un bene per loro. Sempre a Roma l’associazione per Villa Pamphili chiede ai propri concittadini di non nutrirle, per evitare che prendano troppa confidenza con gli esseri umani. Il rischio è quello di finire oggetto di gesti violenti da parte di persone che non mostrano alcuna empatia verso gli altri. L’associazione chiede inoltre di limitare la velocità delle auto sulle strade che circondano l’area per ridurre al minimo gli investimenti.

Altro caso che “forse qualcuno ricorda riguarda quel volpacchiotto che rimase intrappolato a Finale Emilia, dopo un crollo per una tardiva scossa d’assestamento seguita al devastante terremoto che colpì quell’area. Probabilmente stava ispezionando le macerie in cerca di qualcosa da mangiare. Il suo musetto furbo sbucava tra i detriti un poco impolverato e la sua immagine ha riempito pagine di giornali. La gente s’è anche commossa quando l’hanno tirato fuori e salvato da morte certa. Quella giovane volpe è stata poi rimessa in libertà e me la immagino scivolare via furtiva, lasciandosi dietro solo una traccia di acre odore di selvatico”.

Fra virgolette citazione tratta dal libro di Danilo Mainardi intitolato La città degli animali di Cairo Editore

Video dello zoologo Davide Ruffino sulla volpe

Al link l’articolo di meteo web che tratta del volpacchiotto intrappolato fra le macerie a Finale Emilia

http://www.meteoweb.eu/2012/09/terremoto-emilia-torna-in-liberta-la-volpe-salvata-dal-crollo-di-finale-emilia/155045/

Video di una volpe a spasso per Roma

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I SEGRETI DELL’AGGRESSIVITA’ NEL CANE

“Un cane entra in casa. Non è un giocattolo, non è un soprammobile, e tantomeno un bambino!”

Cesar Millan

L’aggressività dei nostri amici a quattro zampe crea spesso molti problemi ai loro proprietari e questo è dovuto, almeno in parte, agli errori di allevamento. Difficilmente una zuffa fra cani è attribuibile a una sociopatia. Il disturbo infatti si manifesta solo quando c’è la presenza umana.

In quanto animale sociale il cane ha la necessità di imparare a gestire fin da cucciolo la propria aggressività. Affinché ciò accada egli deve potersi relazionare con i suoi simili regolarmente. I regolamenti civici restrittivi delle città che costringono i cani sempre al guinzaglio e i padroni iperprotettivi, impediscono ai nostri amici con la coda di sviluppare una normale socializzazione.

Per accaparrarsi i favori del proprietario o per contendersi una femmina in estro, per un giocattolo che funge da preda contesa o per un bocconcino vero e proprio, può accadere che due cani si minaccino, righino e poi si azzuffino al fine di stabilire una gerarchia. Il tutto di solito dura pochi minuti ma per i proprietari scene del genere sono spaventose, dato che il combattimento dovrebbe finire con uno dei due contendenti schiacciato al suolo. Il dominante afferra l’altro per la gola o per la collottola e le persone pensano che voglia tranciargli la carotide o spezzargli le vertebre. Non è così! La natura ha previsto abbondante pelle flaccida alla gola che consente una trazione tale da rovesciare il soggetto che assume una posizione sottomessa. Quando gli animali vengono socializzati adeguatamente controllano la forza del morso e nella maggior parte dei casi non ci sono feriti, o comunque non gravi.

Dobbiamo considerare che i cani sono degli ex lupi, dei professionisti della vita pacifica di branco. La patologia va dunque ricercata nelle restrizioni che la vita moderna ci impone, oltre che nell’incapacità dei padroni di riconoscere la differenza fra un bambino e un cane. Le persone adottano spesso gli stessi comportamenti con il cane e con i bambini eguagliando le due specie. Non fare differenze fra due o tre bambini va benissimo ma fra cani ci sarà sempre un dominatore e un dominato. Per un cane è impossibile vivere in un sistema di parità.

Va tenuto presente comunque che la carica aggressiva deve essere periodicamente scaricata, ed è questa la ragione per cui l’attività ludica con il proprio cane dovrebbe essere la norma, anche per stabilire la complicità fra il cane e il suo proprietario.

Altro aspetto da tenere in considerazione è che a molte persone piace avere un cane aggressivo. Di conseguenza razze canine di un certo tipo finiscono nelle mani di individui sbagliati. Non c’è alcun dubbio, ad ogni modo, che i problemi che scaturiscono dall’aggressività canina trovano la loro origine in comportamenti umani sbagliati.

Il tipo di aggressività trattato fin qui è di tipo intraspecifico, che può manifestarsi fra individui della stessa specie. Altre dinamiche comportamentali entrano in gioco quando l’aggressività è rivolta verso individui di specie diversa, come ad esempio l’aggressività del cane verso una lepre. In questo caso si parla di aggressività interspecifica. Le motivazioni che spingono l’animale al comportamento bellicoso nei due casi distinti sono completamente dissimili.

Un cane che attacca una lepre mette in atto un comportamento predatorio che ha ereditato dal lupo. L’aggressione è motivata dalla necessità di nutrirsi nel caso del lupo, e il cane anche se ha la pancia piena, può essere portato a mettere in atto gli stessi moduli comportamentali se stimolato. Non tutte le razze hanno un istinto predatorio ben sviluppato ma molti cani, anche meticci, ce l’hanno eccome!

In questo tipo di aggressività, diversamente da quella intraspecifica, nel cane si noterà un’espressione più simile alla felicità che all’avversione. Anche il gatto del resto non sibila né inarca la schiena quando preda un topolino. Così il cane non abbaia né ringhia nelle fasi precedenti all’attacco.

Per descrivere con citazioni letterarie i due tipi di aggressività propongo, per la seconda, un breve brano di Mario Rigoni Stern tratto da “Il libro degli animali”. Emme edizioni. Per l’aggressività fra conspecifici invece un brano di Danilo Mainardi estratto dal libro intitolato “Il cane secondo me”. Cairo editore

“Una domenica mattina, sul finire dell’agosto – mancavano quindici giorni all’apertura della caccia -, condussero Alba e Franco fino all’orlo del bosco e li misero con il muso dove rincasando a sera avevano visto uscire il lepre al pascolo. Li misero proprio con il muso sul sentiero e tenevano basse le teste per farli annusare. Poi li liberarono dal guinzaglio. Alba fiutò, sbuffò, scodinzolò e saltellò lì attorno come per giocare, quindi diede un paio di guaiti e partì di filato sulla traccia. Franco la seguì abbaiando. Bene, erano a posto.”

M.R.Stern

Recensione

http://www.internostorie.it/recensioni/i-piccolini-il-libro-degli-animali-di-mario-rigoni-stern/

“Felice, questo il suo nome, di zuffe ne ha fatte parecchie e di botte ne ha prese altrettante. Con il tempo ha dunque imparato a camminare dritto davanti a sé fingendo di ignorare completamente il cane dall’altro lato della strada libero quanto lui. Invece proprio a quello pensava, a quel cagnone terribile. La sua recita, altrimenti impeccabile, aveva una piccola falla: i peli della sua schiena erano tutti dritti. Fenomeno detto orripilazione. Il linguaggio del corpo, dunque, parlava chiaro. Altro che distratto: Felice stava semplicemente facendo finta di niente. Ottima strategia alternativa per scavalcare l’ostacolo senza ulteriori rotture di scatole. Aveva insomma trovato, potremmo dire con un gioco di parole, una scappatoia senza dover scappare. Il che, per uno orgoglioso come lui, sarebbe stato intollerabile”.

Danilo Mainardi

Recensione

https://www.cani.it/magazine/mainardi-il-cane-secondo-me/n399.html

Per approfondimenti

http://www.missioneveterinario.it/aggressivita-nel-cane-cause/

Video di un educatore che lavora con cane aggressivo verso conspecifici

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